Il gatto selvatico

Il gatto selvatico Europeo (Felis silvestris silvestris) presenta una distribuzione molto ampia in Europa ed è classificato come "least concern" (specie a rischio minimo) dalla IUCN, anche se le popolazioni sono in declino in tutto l'areale. E' compreso nella lista rossa dei vertebrati italiani e, a livello legislativo, è inserito nella direttiva Habitat della comunità Europea.

Le popolazioni di gatto selvatico sono solitamente scarse e frammentate, perciò le misure di conservazione devono essere indirizzate alla conoscenza della densità di popolazione, distribuzione e alle eventuali problematiche ecologiche relative all'impatto umano. Il gatto selvatico europeo è minacciato da diversi fattori, i principali sono gli incidenti stradali, gli abbattimenti illegali, l'ibridazione con il gatto domestico, la riduzione degli habitat e l'eccessivo pascolo del bestiame.

In Sicilia vive l'unica popolazione mediterranea che non è il risultato del'introduzione dell'uomo e, aspetto ancor più importante, in un recente studio è stato evidenziato che il patrimonio genetico di questa popolazione insulare è chiaramente divergente rispetto alle popolazioni italiane continentali, rendendo di fatto questa popolazione una distinta unità di conservazione. La condizione di insularità accentua ancor di più la necessità di conservare questa popolazione in stato ottimale infatti, se si estinguesse sarebbe persa per sempre. A dispetto delle criticità evidenziate sopra, solo pochi studi scientifici sono stati condotti su questa popolazione, evidenziando come la popolazione residente nel Parco Regionale dell'Etna sia una fra le più dense (~0.30 gatti per 1 kmq).


Il declino delle popolazioni di gatto selvatico è causato soprattutto dall'alterazione e frammentazione degli habitat, principalmente in termini di esigenze ecologiche e di paesaggio richieste da questa specie. In particolare, le minacce per la sopravvivenza di questa specie sono dovute all'espansione della rete stradale all'interno e nelle vicinanze delle aree ad alta naturalità operata senza le opportune misure di mitigazione per la fauna selvatica. Inoltre, la presenza umana rende più probabile il rischio di ibridazione e trasmissione di malattie con il gatto domestico, come anche il disturbo relativo ad un pascolo eccessivo e alla presenza di cani randagi. Inoltre, la frammentazione degli habitat rende le popolazioni più piccole e isolate, favorendo quindi il rischio e l'estensione spaziale per un potenziale contatto con il gatto domestico, che porta quindi ad una profonda e irreversibile diluizione del patrimonio genetico.


In data 27 Maggio 2015 è iniziato il progetto di ricerca sul gatto selvatico europeo all'interno del Parco dell'Etna in collaborazione con il Dipartimento STEBICEF dell'Università di Palermo sotto la responsabilità scientifica del Prof. Mario Lo Valvo. É coinvolto nel progetto anche il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Messina (Prof. Emanuele Brianti) per delineare il profilo parassitologico della popolazione dai campioni di escrementi.

Sono state usate 18 fototrappole grazie alla gentile collaborazione offerta dalla Ripartizione Faunistico Venatoria di Catania.

Dal 02 Luglio 2015 al 01 Agosto 2016 sono state dislocate 96 fototrappole in 7 line trap con l'obbiettivo di totalizzare 30 giorni per ogni postazione. Le fototrappole sono state controllate almeno una volta a settimana.

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